Vicino al lago Turkana, in Kenia, c’è un sito archeologico dove sono state rinvenute numerose pietre scheggiate a mo’ di lame; ma anche strumenti utilizzati come martelli e incudini: i reperti di Turkana sono i più antichi utensili in pietra rinvenuti finora ma, soprattutto, sono stratificati in modo da farci capire che in quel sito hanno lavorato più artigiani, per centinaia, migliaia di anni.
Questo è il primo segno di una cultura umana: non scheggiare le pietre (quello lo sanno fare un sacco di altre specie animali), ma tramandare il sapere.
Proprio perché per tramandare il sapere è fondamentale comunicare è probabilmente in questo periodo che inizia a svilupparsi il linguaggio e il pensiero simbolico.
Sono le nostre idee che ci hanno resi ciò che siamo. La nostra immaginazione plasma il nostro essere. Ed è quello che ci distingue da ogni altra creatura del pianeta.
A tal proposito – prima degli studi sull’evoluzione umana e della scoperta degli artigiani del lago Turkana – a lungo, nella storia dell’umanità, si è pensato che il sapere venisse dagli dèi: l’uomo non domina il fuoco grazie al suo intelletto (e a millenni di pratica tramandata), ma perché Prometeo lo ha rubato a Zeus.
Parliamo di questo – del lago Turkana, degli artigiani che si sono tramandati per millenni come scheggiare una pietra o accendere un fuoco, del mito di Prometeo – perché il mito è ancora vivo dentro di noi: se qualcuno produce qualcosa di bello e di notevole (un romanzo, una scoperta scientifica, un certo risultato sportivo, qualunque cosa) ci riesce perché toccato da un dio, da una musa, dalla genetica.
Ogni tanto qualcuno ci scrive (o ce lo dice qualche studente), in infinite variazioni: ho provato a scrivere qualcosa, questo qualcosa fa schifo, ergo scrivere non fa per me, mi cospargo il capo di cenere e do fuoco al computer.
In vero, se scrivere ti pare semplice, o se scheggiare una pietra per farne una lama ti pare semplice, sappi che gli studenti di archeologia ci mettono – in media – 300 ore di pratica per fabbricare una pietra simile a quelle rinvenuta a Turkana.
Soltanto nella mitologia la creatività può passare per un furto o per un lampo di genio: la creatività, anche quella necessaria per vedere una lama dentro una pietra, richiede pratica e disposizione a incassare i fallimenti.
Chiunque porti a termine un’attività creativa lo fa attraverso strade complesse; e non lo fa da solo, o da sola: ma dentro una cultura di maestri/e, compagni e compagne.
Purtroppo il Romanticismo ha rinnovato il mito di Prometeo, diffondendo l’idea del “genio originale” che ha complicato la vita a generazioni di scrittori e scrittrici.
Il genio sarebbe colui che senza modelli né maestri – dunque vivendo fin dalla nascita in una grotta o in bunker – fa germogliare le proprie idee attingendo a un talento speciale e unico, di cui pochi sarebbero dotati.
Ovviamente in cosa consista di preciso questo talento, e a quali persone e per quali motivi venga dagli dèi concesso, non è mai stato chiarito.
Ecco, tu non credere a Prometeo, credi ai bravi artigiani del lago Turkana: noi non abbiamo rubato il fuoco, abbiamo imparato ad accenderlo e governarlo attraverso secoli e secoli di pratica (poi, cosa ci stiamo facendo con questo fuoco, è tutta un’altra storia).
Se ti va di scheggiare pietre insieme a noi: www.scuolascrivere.com
