intervista di Alice Corradini

Buongiorno Cecilia, benvenuta. Iniziamo con una domanda relativa alla tua formazione. Quando e come hai capito che l’editoria era la tua strada?
Poco dopo la laurea sono stata selezionata per uno stage presso una piccola casa editrice di saggistica. Non avevo ancora un’idea precisa di cosa avrei fatto “da grande”, se devo essere onesta, ma ho deciso di provare. Mi sono immediatamente innamorata dell’editoria, e tuttora lo sono.
Quali sono stati i tuoi primi passi per realizzarti?
Il mio primo posto di lavoro è stato davvero formativo, ma ho presto sentito il bisogno di consolidare le conoscenze teoriche: il mio primo passo è stato frequentare un master di sei mesi. Anni dopo avrei lasciato l’ufficio e aperto la Partita Iva per creare la mia squadra di lavoro indipendente.
Sei editor, correttrice di bozze e copywriter: di cosa preferisci occuparti?
Amo lavorare soprattutto sulla saggistica, occupandomi dell’editing, della correzione di bozze e talvolta del ghostwriting. I saggi richiedono il tipo di impegno creativo che più mi piace: unire il controllo meccanico e ossessivo a una visione critica globale.
Quanto è cambiata la tua professione nel giro di vent’anni?
Sono cambiate molte procedure: ho fatto in tempo a lavorare sulle cianografiche cartacee che puzzavano di ammoniaca (un oggetto che i redattori di oggi non hanno forse mai visto); ho considerato normale spedire bozze stampate via posta, in busta gialla, e persino via fax.
Inoltre, rispetto a quando ho iniziato, il ruolo di correttrice è diventato più fluido: dobbiamo saper gestire un impaginato, trattare un testo digitale, sconfinare insomma in professionalità parallele.
A me per fortuna interessa molto stare al passo con le tecnologie che sono al servizio del lavoro, e trovo importantissimo il fatto che ne venga insegnato l’uso.
Quanto sono importanti i corsi per redattori? Quando ricevi candidature per eventuali collaborazioni, cosa cerchi nel professionista?
Il nostro mestiere deve essere appreso, esattamente come gli altri: sono convinta che l’esperienza sia una maestra utilissima, ma che debba essere preceduta o accompagnata da una formazione guidata. Si tratta di imparare non solo come si corregge una bozza, ma come si comunicano le modifiche in modo da agevolare il lavoro altrui, come si scelgono gli strumenti adatti al singolo caso, come si gestisce il tempo, come prevenire problemi apparentemente invisibili. Il confronto con chi ne sa più di te in un contesto protetto come la lezione è secondo me un grande valore aggiunto.
Inoltre, fra una persona senza esperienza né formazione e una che non ha ancora esperienza, ma si è impegnata a formarsi e dimostra dunque un reale desiderio di intraprendere questa professione, assumerei la seconda…
Quando ricevo una candidatura generalmente la classifico in base al grado di esperienza, ma anche alla direzione che la persona sembra avere: mi piace riuscire a immaginare per quale tipo di testi e di incarichi sia più adatta.
Come definiresti in due righe il lavoro del correttore di bozze?
Come quello del bassista di una band, categoria alla quale non a caso appartengo: è l’elemento che dà struttura al brano, tiene insieme sia il tempo che la linea melodica, ma raramente il pubblico ne nota l’esistenza.
Essere un redattore con partita iva non è semplice al giorno d’oggi. Secondo te, quali sono gli ingredienti per riuscire a vivere di questa professione?
Occorre molta consapevolezza: bisogna costruire il proprio valore professionale, promuoverlo, difenderlo in modo che sia riconosciuto e apprezzato, e dunque rispettato e pagato. Il che significa anche saper rifiutare, a volte, un incarico che ha modalità nocive. Non è sempre facile, ed è bene saperlo.
Che consigli daresti ai redattori in erba affinché non si imbattano in datori di lavoro poco professionali?
Purtroppo può succedere di avere esperienze negative, anche io ne ho avute. Talvolta il problema sono i soldi, o l’assenza di un contratto per i lavori di più ampio respiro. Trovo che il pericolo più sfuggente stia in realtà nelle modalità organizzative: un committente disorganizzato o sprovveduto rischia di caricare sul redattore, che sta a valle, le difficoltà che dovrebbero essere risolte a monte. Pretendere chiarezza sul calendario delle consegne, il numero delle cartelle e i dettagli dell’incarico è un buon modo di proteggersi.
